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Trasporto rifiuti in ADR: cosa significa e quali sono le disposizioni

Il trasporto di rifiuti ÃĻ un’attività complessa e pericolosa se non viene effettuata nel rispetto delle normative vigenti. La classificazione dei rifiuti ÃĻ un aspetto cruciale per il trasporto sicuro e, a tal proposito, la normativa ADR (Accord international relatif au transport des marchandises Dangereuses par Route) stabilisce i criteri per la classificazione dei rifiuti pericolosi. Per i rifiuti non pericolosi invece, sono previste delle esenzioni.

In altre parole, si tratta di un accordo internazionale che regola il trasporto delle merci pericolose su strada. Questo accordo ÃĻ stato siglato nel 1957 da diversi Paesi europei e, attualmente, ÃĻ ratificato da oltre 50 Stati in tutto il mondo.

L’ADR ÃĻ entrato in vigore in Italia il 1 ° gennaio 1990, adeguando la normativa nazionale alle prescrizioni del regolamento comunitario ed ÃĻ stato recepito nel D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 ovvero, dal Nuovo Codice della Strada.

Qual ÃĻ lo scopo del trasporto dei rifiuti ADR?

La sicurezza ÃĻ la preoccupazione principale del trasporto di rifiuti in ADR. Inoltre, proteggendo l’ambiente e la salute pubblica in caso di incidente stradale, la normativa ADR mira anche a tutelare i lavoratori e la popolazione che vive nelle vicinanze del percorso di trasporto. Il trasporto di rifiuti in ADR ÃĻ un processo complesso che richiede un’attenta pianificazione e preparazione al fine di garantire un viaggio sicuro per tutte le parti coinvolte. CiÃē significa che l’azienda di trasporto rifiuti deve essere in grado di gestire tutti i permessi necessari e garantire che gli autisti siano adeguatamente formati ed equipaggiati.

Quali sono i requisiti del trasporto di rifiuti ADR?

La normativa ADR prevede che i trasportatori di rifiuti siano innanzitutto in possesso di un’autorizzazione al trasporto. L’autorizzazione deve essere rilasciata in conformità alle disposizioni del regolamento ADR dalle autorità competenti dello Stato in cui i rifiuti sono stati generati. I trasportatori di rifiuti sono tenuti a notificarlo alle autorità competenti dello Stato in cui avverrà lo smaltimento finale o il riciclaggio dei rifiuti, in modo che le autorità possano rilasciare un’autorizzazione separata.

Il regolamento ADR prevede inoltre che i trasportatori di rifiuti forniscano informazioni che consentano alle autorità competenti di valutare i rischi associati ad una particolare spedizione, tra cui il tipo e la quantità di rifiuti, il veicolo di trasporto e il percorso proposto. I trasportatori di rifiuti sono inoltre tenuti ad informare il proprietario dei rifiuti sulle modalità di trasporto e sugli orari previsti di partenza e arrivo. Questa disposizione mira a facilitare il monitoraggio delle spedizioni e ad aiutare le autorità competenti per i rifiuti ad intervenire in caso di eventi imprevisti.

Quali rifiuti sono considerati pericolosi ai sensi della normativa ADR?

La normativa ADR mira a proteggere l’ambiente e la salute pubblica classificando i rifiuti in base alle loro proprietà intrinseche. I criteri di classificazione si basano principalmente sulla pericolosità del rifiuto, sulla sua reattività e sulla sua capacità di causare inquinamento. Il regolamento ADR raggruppa i rifiuti secondo i seguenti criteri:

  • La natura chimica del rifiuto;
  • Le proprietà pericolose del rifiuto;
  • L’origine e la gestione dei rifiuti.

I rifiuti classificati come “molto pericolosi” devono essere trasportati in contenitori che soddisfano requisiti specifici. I rifiuti classificati “pericolosi” devono essere trasportati in contenitori che soddisfano requisiti specifici o alla rinfusa se i requisiti specifici non sono soddisfatti. I rifiuti “non pericolosi” invece, possono essere trasportati alla rinfusa.

Quando un rifiuto ÃĻ considerato non pericoloso secondo le norme ADR?

I rifiuti sono considerati “non pericolosi” quando non presentano alcun rischio per l’ambiente e la salute pubblica. Per determinare se uno specifico rifiuto ÃĻ non pericoloso, ÃĻ necessario considerare il processo di produzione del rifiuto e se il rifiuto ÃĻ adatto alla discarica o allo smaltimento tramite incenerimento. I rifiuti generati durante la produzione di beni destinati all’uso finale sono adatti alla discarica.

D’altro canto, i rifiuti generati durante la produzione di beni destinati alla vendita non sono adatti alla discarica. Esempi di rifiuti adatti all’incenerimento sono quelli utilizzati nell’industria che non sono destinati alla vendita e che possono essere riciclati o riutilizzati. Questi rifiuti comprendono le ceneri e i residui della combustione di combustibili, come carbone, petrolio, gas naturale e biomassa. Esempi di rifiuti che non sono adatti all’incenerimento e che quindi devono essere trasportati sono quelli utilizzati nei settori agricolo e alimentare, come il letame e la pula dei cereali. I rifiuti che non sono adatti alla discarica o all’incenerimento e che non presentano rischi per l’ambiente e la salute pubblica possono essere smaltiti con altri metodi, a condizione che le autorità ne siano informate.

Conclusione

Il trasporto dei rifiuti ÃĻ un’attività eterogenea e rischiosa se praticata senza le giuste accortezze di legge. La classificazione dei rifiuti ÃĻ pertanto, un aspetto cruciale per un trasporto sicuro e, a questo proposito, i regolamenti ADR (Accordo europeo relativo al trasporto internazionale su strada delle merci pericolose) stabiliscono i criteri per la classificazione dei rifiuti pericolosi. Il regolamento ADR mira a proteggere l’ambiente e la salute pubblica classificando i rifiuti in base alle loro proprietà intrinseche. I criteri di classificazione si basano principalmente sulla pericolosità del rifiuto, sulla sua reattività e sulla sua capacità di causare inquinamento.

Se hai bisogno di effettuare un trasporto di rifiuti e vuoi essere certo di rispettare la normativa vigente e i regolamenti nazionali e internazionali, contattaci oggi stesso, saremo lieti di poterti aiutare a smaltire i tuoi rifiuti in sicurezza.

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Rifiuti speciali in azienda: come smaltirli

Una corretta gestione e smaltimento dei rifiuti speciali ÃĻ di estrema importanza per tutte le aziende che vogliono ridurre il proprio impatto sul pianeta e contribuire a contrastare l’inquinamento ambientale

Prima di entrare nello specifico ÃĻ importante capire cosa sono i rifiuti speciali, solo in questo modo ÃĻ possibile gettare luce sull’importanza di un loro corretto smaltimento.

IT Risorse lavora al fianco di tutte le imprese e vogliamo, sempre, essere certi che si capisca l’importanza di una gestione dei rifiuti, siamo sicuri che la nostra parte nella lotta all’inquinamento ambientale inizi da una corretta divulgazione ed educazione sulle norme e procedure di smaltimento dei rifiuti pericolosi.

Questo tipo di rifiuto ÃĻ differenziato rispetto a quello urbano ed ÃĻ generalmente prodotto da aziende e industrie, spesso deriva da attività di:

  • Costruzione e/o demolizione.
  • Dalla ricerca medica e da quella veterinaria.
  • Da macchinari e combustibili.
  • Da lavorazioni industriali.
  • Da aziende e attività agro-industriali e agricole.

Infine, ÃĻ importante sapere che tutti i produttori di rifiuti speciali hanno l’obbligo di avere un registro di carico e scarico accurato sia a livello qualitativo che quantitativo.

Il registro di scarico e carico

Come abbiamo visto per una corretta gestione di questo tipo di rifiuti ÃĻ obbligatorio avere un registro accurato, questo lo stabilisce il decreto di legge 152/2006, precisamente all’articolo 190. Tutte le informazioni riguardanti i rifiuti speciali devono essere annotate entro 10 giorni dalla produzione del rifiuto e dal suo scarico.

Le informazioni sono di tipo:

  • Quantitativo, ovvero il volume di rifiuti prodotti.
  • Qualitativo, ovvero riguardante la tipologia.

I registri devono essere aggiornati e disponibili in qualsiasi momento vi sia richiesta dall’autorità di controllo.

Stoccaggio e trasporto

Lo stoccaggio e il deposito temporaneo, prima del trasporto, devono rispettare non solo tutte le normative vigenti ma anche avere un imballo completo e un’etichettatura comunicante le sostanze pericolose contenute all’intero. Questo perchÃĐ il trasporto puÃē avvenire esclusivamente all’interno di appositi colli che distinguano gli scarti in base a tutte le loro informazioni.

È bene ricordare che le aree di gestione di questo tipo di rifiuti devono essere ben delimitate e contrassegnate: questo serve a evitare contatti indesiderati con questo tipo di sostanze e a controllare la dispersione di tali sostanze nell’ambiente. Rispettare questi protocolli ÃĻ di fondamentale importanza poichÃĐ i rifiuti pericoloso hanno diverse sostanze ritenute inquinanti e l’obiettivo aziendale principale, sia in fase di raccolta che smaltimento, ÃĻ quello di ridurne la pericolosità quanto piÃđ possibile.

Vediamo adesso l’etichettatura corretta cosa deve contenere:

  • Codice CER.
  • Numero ONU.
  • Etichetta R.
  • Quelle che sono le varie etichette di pericolo.
  • I marchi accurati per l’esposizione come “pericoloso per l’ambiente”.

Per ogni tipologia di rifiuto deve sempre essere presente la sua analisi, in questo modo ÃĻ possibile definire la sua pericolosità e quindi prevedere un sistema efficace di smaltimento e gestione dello stesso. L’analisi ÃĻ un’attività che deve essere svolta e che deve avvenire a ogni cambio di processo produttivo poichÃĐ serve a una corretta classificazione.

Rifiuti speciali in azienda: lo smaltimento finale

Dopi l’analisi del rifiuto, il suo imballo e lo stoccaggio temporaneo si deve passare alla fase di smaltimento finale. Dal preciso momento in cui inizia la fase di deposito temporaneo esistono delle regole protocollari da seguire; se l’azienda produce una quantità inferiore a 30 metri cubi di rifiuti e un massimo di 10 metri cubi di rifiuti pericolosi ha un anno dalla produzione per procedere all’invio negli appositi impianti di smaltimento. È possibile perÃē inviare agli appositi impianti di smaltimento questi rifiuti ogni 3 mesi, senza considerare la quantità prodotta.

Solo una volta terminata l’operazione di smaltimento finale ÃĻ possibile considerare concluso il ciclo di vita di un rifiuto pericoloso.

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Scenario nazionale del trasporto su gomma delle merci pericolose

Il trasporto delle merci, anche quelle pericolose, ÃĻ oggi ancora prevalentemente su strada in Italia, i dati ci dicono che infatti il 60% dei trasporti totali avviene tramite gomma.  Per un’organizzazione logistica che miri al green e a condizioni piÃđ eque e moderne del trasporto questi dati ci confermano che vi ÃĻ già un problema di cui discutere.

Se poi cerchiamo di entrare ancora piÃđ a fondo alla questione vediamo che i dati e le percentuali che legano lo scenario italiano al trasporto di merci pericolose offre degli spunti ancor piÃđ preoccupanti. Andiamo a indagare insieme la questione cosÃŽ da avere una panoramica completa dei dati.

Il trasporto di merci pericolose

Il dato piÃđ significativo per la sicurezza dei cittadini e del nostro patrimonio ecologico ÃĻ che circa il 70% delle merci pericolose viaggia su strada in Tir e camion. Questo transito su gomma crea pericoli e potenziali problematiche sulle quali ÃĻ importante far luce: i prodotti trasportati sono potenzialmente tossici e si muovono, spesso, in contesti attigui ai centri abitati come:

  • Tangenziali.
  • Raccordi.
  • Autostrade.

E il pericolo aumenta sempre di piÃđ quando si vengono a configurare situazioni di traffico intenso.  Le situazioni potenzialmente pericolose, in questo modo, possono essere piÃđ frequenti e si rischia di mettere a rischio troppe persone.

Ma come salvaguardare il trasporto merci dando spazio a una visione piÃđ controllata e sicura?

Quali soluzioni esistono?

Oltre a intensificare il trasporto di merci su rotaia e mare ÃĻ possibile anche a gestire i flussi di traffico per una visione piÃđ olistica e a tutto tondo del trasporto delle merci pericolose. Non vi ÃĻ solo bisogno di una stringente regolazione e di misure cautelari efficaci ma anche di un efficientamento di tutto il processo di trasporto.

Bisogna partire da un adeguamento di quelle che sono le rotte di trasporto piÃđ usuali ripensandone la segnaletica e la sicurezza. Il trasporto inoltre deve seguire una pianificazione di percorsi e orari atti a non incontrare traffico, a non generare condizioni di potenziale pericolo.

CosÃŽ facendo, inoltre, ne beneficia l’ambiente urbano e la vita quotidiana di tutti! Eliminando il traffico si possono trasportare prodotti pericolosi senza che questi vengano in contatto con gli altri e per di piÃđ si salvaguarda l’ambiente dalle eccessive emissioni.

Esistono soluzioni come Mobility DataLab pensato da InfoBlu e Octo Telematics che rendono tutto questo possibile e noi di IT Solution speriamo che sempre di piÃđ si intervenga in maniera strategica nella pianificazione ancor prima che nel trasporto delle merci.

Scenario nazionale: un quadro della situazione

Deve essere completamente ripensato lo scenario del traporto merci in Italia attraverso soluzioni mirate e che puntino a intensificare il trasporto su ferro. Tutto questo ÃĻ davvero importante se si valutano i dati:

  • Oltre il 60% dei trasporti totali avviene su gomma;
  • Oltre il 70% dei trasporti di merci pericolose avviene su strada.

Tutto questo deve cambiare e non solo attraverso l’attenzione posta dalle strutture e le regole stringenti per il trasporto sul territorio nazionale ma anche attraverso il ripensamento logistico. Dati e flussi del traffico devono essere controllati costantemente, cosÃŽ come si devono ripensare i tempi di trasporto e i percorsi per fare in modo che i professionisti che si muovono su strada con merci di questo tipo possano avere la massima efficienza possibile.

Questo vuole anche dire non generare condizioni pericolose che possono trasformarsi in vere e proprie tragedie come l’incidente di Bologna che ha causato 70 feriti e un morto quando due tir colmi di materiale infiammabile si sono scontrati. Il nostro auspicio non ÃĻ solo che l’intero sistema sia piÃđ efficace ed efficiente ma anche che vengano posti al primo piano la sicurezza dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente quando si trasportano materiali pericolosi e/o inquinanti.

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Cos’ÃĻ il RENTRi?

Lo smaltimento e la tracciabilità dei rifiuti ÃĻ uno degli argomenti piÃđ importanti nell’agenda se si vuole parlare di economia sostenibile e di un approccio consapevole ai problemi di inquinamento del pianeta. Proprio per questo noi di IT Risorse aspettavamo davvero con ansia di poter vedere in azione il RENTRi o Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti, il nuovo modello che dovrà sostituire il SISTRI.

Finalmente si da voce al bisogno di applicare al settore ambientale ed ecologico la stessa digitalizzazione che si sta sviluppando in tutte le aree della PA e al bisogno di attuare le direttive europee in questo ambito. Per fornirti un quadro completo e ben esaustivo su questo argomento oggi andremo a indagare tutte le principali novità introdotte dal nuovo registro elettronico e cercheremo di capire, insieme, come funziona.

Cos’ÃĻ il Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti

Il RENTRi ÃĻ il nuovo registro digitale che terrà traccia di tutti i documenti riguardanti la tracciabilità dei rifiuti. Uno dei piÃđ importanti passi avanti ÃĻ proprio il passaggio dal cartaceo al digitale, questo comporterà diversi benefici:

  • Un ambiente piÃđ smart entro il quale muoversi.
  • Maggior facilità di controllo.
  • Riduzione degli sprechi e protezione dell’ambiente.

Con il nuovo prototipo di registro il passaggio a una gestione informatica della tracciabilità e della gestione dei rifiuti diverrà obbligatorio per ogni realtà e non sarà piÃđ solo discrezionale.

Qual ÃĻ la struttura del RENTRi?

Entriamo piÃđ nel dettaglio e cerchiamo di capire quali saranno le sezioni che effettivamente sono presenti nel nuovo registro nazionale dei rifiuti.

La struttura su cui si basa la piattaforma sarà composta da due macro-sezioni ovvero quella Anagrafica, che raccoglierà tutti i dati degli iscritti nonchÃĐ le autorizzazioni ambientali, e la sezione dedicata alla Tracciabilità dove verranno raccolti tutti i dati riguardanti i rifiuti, il loro trasporto e lo smaltimento.

Chi gestirà il RENTRi?

La gestione del nuovo registro elettronico sarà di diretta responsabilità del Ministero della Transizione Ecologica e prevederà la gestione completamente digitalizzata dei formulari di identificazione dei rifiuti e dei registri di carico e scarico.

Il compito piÃđ importante del registro, che IT Risorse spera sia implementata il piÃđ possibile, sarà quello di garantire una trasmissione in tempo reale e continua a quelli che sono gli organi di vigilanza preposti alla gestione dei rifiuti.

Chi dovrà iscriversi al RENTRi?

Secondo quanto ÃĻ possibile intuire i soggetti obbligati ad aderire al nuovo registro nazionale saranno gli stessi che oggi hanno obbligo di legge alla compilazione di:

  • MUD.
  • Formulari origine dei rifiuti.
  • Registri di carico e scarico.

I soggetti ai quali ad oggi ÃĻ fatto obbligo di iscrizione sono le imprese e gli enti di rifiuti pericolosi, tutti i soggetti abilitati al recupero e allo smaltimento dei rifiuti. Inoltre, dovrà iscriversi chiunque effettua a titolo professionale l’attività di trasporto e raccolta dei rifiuti, gli enti, i consorzi e le aziende che si occupano di riciclaggio e recupero dei rifiuti.

Infine; commercianti e intermediari di rifiuti di qualsiasi natura e genere (anche senza detenzione).

Il prototipo del RENTRi: facciamo il punto della situazione

Il nuovo registro deve essere visto come una splendida opportunità di dare il via a una vera economia circolare basata sulla tracciabilità, la trasformazione e il riuso dei rifiuti di ogni tipo.

Uno smaltimento consapevole permetterà di salvaguardare il futuro del pianeta e l’ecosistema nel quale viviamo. Il termine della sperimentazione del programma sarebbe dovuto terminare nel 2021 ma in realtà non esiste ancora una data certa per l’entrata in vigore anche se si presume e si spera sia entro e non oltre l’inizio del 2023.

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Gestione e rigenerazione degli scarti industriali

IT Risorse sostiene il passaggio a un’economia di tipo circolare che, a differenza di quella odierna e di tipo lineare, prevede la produzione e il consumo attraverso strategie efficaci di riuso insieme alla rigenerazione di quelli che sono gli scarti industriali.

Questa condizione di riusabilità risulta essere indispensabile per il bene dei cittadini e del pianeta, e per raggiungere la carbon neutrality di cui abbiamo bisogno. Inoltre, ciÃē che ÃĻ importante tener presente ÃĻ che in questo modo quello che prima era un costo di smaltimento e trasporto nettamente passivo oggi puÃē produrre nuove risorse economiche, oltre che un minor impatto sul pianeta.

4 esempi virtuosi di rigenerazione degli scarti industriali

In Italia esistono start-up e aziende consolidate che si stanno muovendo in questo campo e che possono essere definite come case study molto interessanti per coloro che vogliono approfondire la logica di un’economia sostenibile. Proprio per questo abbiamo selezionato quattro esempi che a nostro avviso sono molto interessanti e virtuosi.

La carta che evita il consumo di legno

La Cartiera Favini ÃĻ da anni impegnata nella lotta al consumo di foreste vergini ed ÃĻ per questo che ha selezionato e creato metodi innovativi per generare carta dall’alga carta usando le alghe infestanti della laguna di Venezia.

Questo e non solo perchÃĐ sono nati prodotti che utilizzano gli scari delle lenticchie e del mais, in questo modo in un’ottica di consumo, riciclo e nuova vita l’azienda ha collaborato con Pedon produttrice di cereali per creare un binomio vincente per entrambe le realtà. Oggi la nuova frontiera esplorata ÃĻ quella della carta Refit che utilizza scarti e sottoprodotti della lana e del cotone.

PerchÃĐ ti citiamo questa azienda? Facile a dirsi: il suo operato ci insegna che all’interno di una logica sostenibile le aziende possono collaborare, sostenersi e non solo. Laddove un’azienda deve smaltire rifiuti un’altra puÃē dar loro nuova vita.

Un nuovo uso degli scarti alimentari

Si chiama Hilife il progetto di collaborazione tra l’Università di Salerno e quella di Messina con le aziende alimentari del territorio per riposizionare gli scarti creati dalla lavorazione industriale dei prodotti agricoli. In particolare, vengono presi in considerazione gli scarti di tre filiere fondamentali della dieta mediterranea come olio, latte e agrumi, che vengono recuperati in maniera sapiente per divenire prodotti di tipo salutistico.

Che si tratti di creme e cosmetici, oppure di alimenti funzionali o nutraceutici, lo scarto diviene un ingrediente utile alla filiera e permette di rientrare in maniera efficiente dei costi: in pratica si vengono a creare nuovi prodotti senza utilizzare le materie prime, facendo cosÃŽ un favore anche alla Terra.

Gli scarti dell’industria alimentari possono spesso contenere delle proprietà nutritive di alto valore che non sono destinate all’alimentazione ma che possono essere reimpiegate da aziende con idee innovative e all’avanguardia.

Le cannucce ecologiche

L’azienda Garofalo, produttrice di pasta di alta qualità ÃĻ dal 2015 che sta sperimentando processi di produzione di cannucce ecologiche che possano far dismettere l’utilizzo della plastica. La Garofalo ha inventato delle cannucce di pasta: ecosostenibili e facili da smaltire che utilizzano per di piÃđ quella quota di pasta che andrebbe scartata durante la lavorazione. In questo modo hanno evitato lo spreco alimentare, lo smaltimento di rifiuti e generato un business profittevole mettendo davvero in moto un processo di economia circolare virtuoso e intelligente.

Gli agrumi possono creare fibre per tessuti

L’azienda OrangeFiber con sede a Catania e in collaborazione con il Politecnico di Milano ha brevettato a livello internazionale un processo produttivo che permette agli scarti alimentari della coltivazione di agrumi.

Da questi prodotti si estrae la cellulosa e da essa si generano filati che possono cambiare il mondo dell’industria della moda passando dal fast fashion alla creazione green e consapevole. Questo ÃĻ davvero un modo intelligente e interessante di pensare al riuso di prodotti che possono cambiare completamente forma e utilizzo.

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Cobat la piattaforma di servizi per l’economia circolare

IT Risorse ha davvero a cuore le soluzioni per l’economia circolare e l’approccio olistico, proprio per questo oggi vogliamo parlarti di Cobat, una piattaforma di servizi che aiuta le aziende a crescere tenendo conto di uno sviluppo sostenibile dell’economia.

Sappiamo tutti quanto sia importante tenere conto di quelle che sono le esigenze dell’intero ecosistema mondiale e di come sia di fondamentale importanza non arrestare l’economia ma trasformarla in qualcosa di virtuoso che apporti benefici a entrambi i mondi.

I benefici dell’economia circolare

Questo nuovo paradigma economico si occupa di essere anche sostenibile e a basso impatto con lo scopo prefissato di conservare nel tempo il valore prodotto dall’economia eliminando perÃē l’apporto nocivo dell’industrializzazione.

Questo porterà anche a maggiore efficienza e a un metodo smart che riesca a slegare le imprese e i territori ad esse collegati dal consumare ed esaurire le risorse naturali. Siamo sicuri che una transizione di questo tipo sia indispensabile e possa apportare alla tua vita enormi vantaggi e cosÎ anche alle aziende:

  • Ottimizzazione della disponibilità delle materie prime.
  • Riduzione dell’impatto ambientale dell’economia.
  • Crescita economica.
  • Grande impulso alla crescita.

E una vita migliore per tutti noi con prodotti che consentano un risparmio economico non indifferente sul lungo periodo grazie alla loro maggiore durevolezza, a processi di rielaborazione e riutilizzo dei prodotti usati e un miglioramento sostanziale della qualità di vita per tutti, ovunque nel mondo.

La transizione ecologia dell’industria come puÃē essere portata avanti?

Un modello economico basato, come quello attuale, porta perdite di valore e un consumo e produzione non piÃđ sostenibile per l’essere umano e l’ambiente che vive. Gli scenari che gli analisti portano alla luce del giorno richiedono, secondo IT Risorse, un cambio di strategia che sia immediato e viri verso una transizione ecologica immediatamente.

Ecco perchÃĐ piattaforme come Cobat che permettono di ottimizzare ogni tipo di processo e forniscono consulenza e servizi per l’innovazione tecnologica ecosostenibile sono da conoscere poichÃĐ permettono ad aziende e cittadini di avere grandi benefici. Servizi che permettano di avere un approccio a 360° sono l’unico modo davvero utile di progredire in questi termini ed ÃĻ per questo che mettere insieme aziende preparate per lo stoccaggio dei rifiuti, per il recupero dei materiali e per il trattamento ÃĻ di fondamentale importanza.

Cobat permette di avere una gestione efficace dei prodotti a fine vita, di dare consulenza e formazione alle imprese che vogliono conoscere le migliori soluzioni ed essere protagoniste di uno sviluppo di tipo sostenibile, prevenendo quelli che sono i problemi del trasporto estero.

Le imprese italiane come punto di partenza

Attraverso un approccio a tutto campo e a piattaforme che aiutino il sistema economico a dirigersi verso un’impronta di mutuo aiuto permetterà una transizione circolare ed ecologica nel minor tempo possibile. Solo lavorando a stretto contatto gli imprenditori e le amministrazioni pubbliche potranno scommettere su efficienza, innovazione e ricerca per fornire a tutti voi un servizio sempre piÃđ efficiente.

Crediamo davvero che sia possibile, con un po’ di impegno, migliorare non solo lo stoccaggio dei rifiuti ma anche il periodo di vita dei prodotti pensando anche a un utilizzo diverso alla fine del loro ciclo. Ottimizzare i processi, consumare meno energie rinnovabili e non farà risparmiare tempo, budget e aumenterà la produttività dell’intero sistema salvaguardando al contempo il mondo stesso e il suo ecosistema naturale e cittadino.

L’economia circolare: il punto della situazione

È impossibile parlare di economia circolare senza prendere in causa Cobat e tutte le piattaforme logistiche che mirano a fornire soluzioni innovative e smart alle aziende.  Noi di IT Risorse siamo da anni al centro dell’innovazione tecnologica per lo smaltimento dei rifiuti offrendo diverse soluzioni al servizio di aziende e imprenditori ma, quello che vogliamo ÃĻ portare avanti anche un’idea partecipativa da parte di tutti noi e un’informazione completa sulle tematiche dell’impatto ambientale dell’industria e delle soluzioni piÃđ interessanti e innovative.

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Trasporto dei rifiuti all’esterno dei confini europei: proteggere l’ambiente e la salute pubblica ÃĻ la parola d’ordine dell’UE

Il trasporto dei rifiuti ÃĻ sempre un argomento delicato del quale trattare sia all’interno dei confini nazionali che al di fuori dell’Europa ed ÃĻ per questo che oggi vogliamo dedicarvi un piccolo approfondimento. Siamo molto sensibili a questi temi e vorremmo che anche tu avessi un quadro quanto piÃđ possibile chiaro e preciso della situazione.

Partiamo dai dati: nel 2020 i Paesi europei hanno trasportato e spedito oltre 33 milioni di tonnellate di rifiuti verso paesi extra confine, un incremento sempre piÃđ importante ed esponenziale di rifiuti a volte anche pericolosi che vengono smaltiti al di fuori dei nostri confini ed ÃĻ cosÃŽ che la Commissione Europea dopo aver avviato un’indagine approfondita ha presentato delle norme per allineare l’UE al tema del green, della circolarità e di un maggior rispetto verso l’ambiente urbano e inurbano.

Il 2022 sarà un anno critico e importante per quanto riguarda questo argomento specifico e per la mesa in atto delle norme Europee contenute nel Waste Shipment Regulation.

Trasporto dei rifiuti all’esterno dei confini UE: un passo avanti ma non ancora abbastanza

Sono state varate e in attesa di approvazione una serie di norme e regole che sono improntate a una maggiore consapevolezza ambientale, a un controllo maggiore e allo sfruttamento avanzato delle tecnologie per permettere uno smaltimento dei rifiuti a basso impatto ambientale.

Sebbene sia un passo avanti pe European environmental bureau quello che viene fatto non ÃĻ ancora abbastanza, ma cosa ÃĻ questa associazione? È l’insieme delle maggiori ONG, aziende e associazioni ambientaliste europee. Secondo quanto sostenuto attraverso diversi comunicati le regole e le norme non sono abbastanza rigide per assicurare all’Unione Europea e ai suoi cittadini che le sostanze pericolose siano smaltite in modo consono e non combatte efficacemente il traffico illegale.

Lo smaltimento dei rifiuti fuori dai confini europei e il traffico illegale

A nostro avviso il problema e serio e quanto denunciato dall’EEB ÃĻ vero: secondo le stime il traffico illegale di rifiuti al di fuori dei nostri confini vale quasi 10 miliardi di euro all’anno! Una cifra davvero considerevole che mette a rischio la salute del pianeta, la salute delle persone e la sopravvivenza stessa della nostra specie.

Il volume di rifiuti esportati ÃĻ per il 50% diretto verso nazioni che non fanno parte dell’Unione Europea e la maggior parte di questi sono rifiuti a rischio diretti verso nazioni povere o in fase di sviluppo che non sono dotati di impianti che potremmo considerare idonei allo smaltimento di questi rifiuti. Se gli interessi economici rimangono il primo e unico fattore primario e smaltire i rifiuti in luoghi extra UE rimarrà il modo migliore per risparmiare nelle operazioni di gestione e di smaltimento ci sarà sempre un problema al quale fare riferimento.

Basandoci sui dati sappiamo che tra i materiali piÃđ esportati abbiamo:

  • Acciaio e ferro per 17,5 milioni di tonnellate.
  • Carta e cartone con 6,1 milioni di tonnellate.
  • Plastica per oltre 2,4 milioni di tonnellate.

Molti di questi materiali sono destinati agli inceneritori, spesso non conformi e destinati a modi di smaltimento inadatti e spesso sono anche portati e condotti in modo illegale.

Quali sono i Paesi extra UE nei quali esportiamo rifiuti?

Siccome questo altrove dove trasportiamo rifiuti, anche pericolosi e a rischio, ÃĻ un luogo e un Paese che si trova sulla mappa dovremmo imparare a conoscerli in modo approfondito ed ÃĻ per questo che vorremmo parlartene ancora un po’.

La prima nazione per numero di tonnellate che riceve i rifiuti europei ÃĻ la Turchia con 13,7 milioni di tonnellate importati entro i propri confini, segue l’India con quasi 3 milioni di tonnellate.

Ad aggiungersi alla lista vanno anche Regno Unito e Svizzera con quasi 2 milioni di tonnellate di rifiuti importati. Infine, a chiudere la lista dei Paesi extra europei dove si inviano maggiormente i rifiuti di chi fa parte dell’Unione sono Pakistan e Indonesia con 1,4 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti importati.

Quali sono le soluzioni?

Soluzioni facili non esistono, questo ÃĻ un problema davvero complesso al quale solamente “barando” si possono trovare soluzioni facili, eppure esistono alcuni punti fermi sui quali bisognerebbe maggiormente puntare: per prima cosa la politica dovrebbe cercare di rendere meno conveniente esportare i rifiuti al di fuori dei confini internazionali, puntare su di incentivi che permettano alle aziende di smaltire in modo conveniente e adottare soluzioni di controllo e contrasto ben piÃđ rigide.

Infine, come diciamo sempre, tutti dovremmo essere piÃđ consapevoli delle nostre azioni e del fatto che come una reazione a catena ciÃē che succede lontano dai nostri “occhi” arriva comunque a toccarci in modo molto profondo e questi anni di globalizzazione e pandemia dovrebbero avercelo fatto capire in modo incontrovertibile.

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Scenario Italiano dello Smaltimento dei rifiuti pericolosi

In Italia esistono diversi scenari che vanno tenuti sotto controllo e che producono rifiuti pericolosi che devono essere trattati in modo perfetto per la tua sicurezza e per quella di tutto l’ecosistema urbano e naturale.

IT Risorse ÃĻ da anni al fianco dei propri partner per una gestione ecologica e green di rifiuti di qualsiasi tipo oltre che dell’ambiente e della sua salvaguardia ed ÃĻ per questo che l’argomento di cui vogliamo parlarti oggi ci sta particolarmente a cuore. Vediamo allora di fare il punto della situazione e di entrare maggiormente in profondità sull’argomento.

Quanti sono gli stabilimenti in Italia che producono rifiuti pericolosi?

Sul suolo italiani esistono 981 siti che trattano sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente e che se non trasportate e stoccate in sicurezza possono portare gravi danni a tutti noi. Questi impianti si dicono a rischio di incidente rilevante poichÃĐ se qualcosa non dovesse andare nel giusto verso potrebbero esserci importanti ripercussioni.

Sebbene tanti pensiono come sostanze pericolose solo alcuni tipi di materiali e prodotti ciÃē non ÃĻ vero, per esempio, anche sostanze comuni come ammoniaca e benzina devono essere trasportate con grande attenzione da personale qualificato e competente.

I dati che riportiamo sono emersi dalla ricerca portata avanti dall’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale detto Ispra che il ministro Cingolani ha deciso di rendere pubblico cosÃŽ come le misure adottate per la messa in sicurezza.

Lo scenario nazionale sui rifiuti pericolosi: scendiamo nei dettagli

Questi impianti Seveso sono posizionati lungo tutto lo stivale in modo alquanto difforme, cerchiamo di capire con esattezza i dati e di leggere insieme quelli delle regioni sul podio. La regione Lombardia ÃĻ quella con piÃđ impianti che producono rifiuti pericolosi con ben 257 stabilimenti in totale, a seguire il Veneto con 89 impianti che producono questo tipo di rifiuti e infine l’Emilia Romagna: in questa regione ÃĻ possibile trovare 84 stabilimenti in totale che producono rifiuti speciali e pericolosi.

A seguire troviamo il resto d’Italia con Piemonte e Campania in testa con rispettivamente 78 e 75 impianti che producono rifiuti altamente inquinanti.

Il problema del Greenwashing

Uno dei problemi principali che devono essere affrontati ÃĻ quello riguardante il greenwashing ovvero quell’apparato propagandistico e pubblicitario messo in atto dalle aziende produttrici di rifiuti pericolosi e altamente inquinanti. Adottando un comportamento scorretto queste aziende invece di preoccuparsi, seriamente, del problema dello smaltimento e della minimizzazione dell’impatto ambientale nei processi di creazione merci cercano di rivalutare la propria immagine legandosi fittiziamente a politiche ambientali e ai temi ecologici.

I cittadini e le stesse aziende che fanno dell’impatto ambientale un punto cardine dovrebbero vigilare seriamente su quali sono i migliori percorsi da seguire per eliminare rifiuti pericolosi e su come produrne in minor quantità minimizzando alcune procedure laddove possibile.

Il problema etico dello smaltimento rifiuti CSS in Italia

Principalmente a Gubbio, ma anche in altre parti d’Italia tante aziende edili stanno portando avanti un tentativo di greenwashing e di svolta ecologica parlando della possibilità di utilizzare il Combustibile Solido Secondario (CSS).

Bruciando i rifiuti si promette di eliminare il problema dello smaltimento senza tener conto di quello che ÃĻ l’impatto ambientale, minimizzandolo e nascondendolo dietro altri nominativi. In questo caso i materiali che verranno bruciati possono essere vernici, pneumatici, plastiche, tessuti e molto altro.

La normativa europea perÃē sconsiglia altamente questa pratica e con due direttive: la 850 e la 851 stabiliscono che l’incenerimento dei rifiuti ÃĻ una pratica recessiva, pericolosa e non virtuosa. In Italia ciÃē ÃĻ stato recepito a settembre 2020 attraverso i decreti 116 e 121.

Lo smaltimento dei rifiuti pericolosi sul territorio italiano: uno sguardo d’insieme

CosÃŽ come stabilito dai decreti del 2020 e come spiegano le direttive europee solo uno smaltimento corretto e ben organizzato dei rifiuti pericolosi puÃē essere davvero considerato virtuoso e questo vuol dire che chi produce o si occupa dello smaltimento di questi prodotti deve avere a cuore l’ambiente.

Posizionarsi nettamente a favore dell’ecosistema urbano, marino e naturale ma anche dalla parte dei cittadini italiani che hanno sul territorio quasi mille aziende produttrici di rifiuti considerati potenzialmente a grande impatto ambientale diventa quindi fondamentale.

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Info utili sul trasporto regolare dei Rifiuti

Chi trasporta rifiuti o vuole iniziare a farlo deve tenere ben presente le normative vigenti e le informazioni piÃđ utili in materia. La nuova attenzione alla tutela ambientale e a quelli che sono gli effetti della presenza dell’uomo, e dei suoi rifiuti, su di un ecosistema rende oggi piÃđ che mai doveroso conoscere ogni singola mossa da eseguire.

 Vediamo allora nello specifico e nel modo piÃđ esaustivo possibile una piccola panoramica su questo mondo e su quelle che sono le informazioni piÃđ utili di cui tener conto.

La legge quadro sul trasporto regolare dei Rifiuti

La preoccupazione indotta dal trattamento delle prime scorie nucleari ha portato negli anni Novanta a introdurre, in Italia, e nel resto del mondo il concetto di Ecosistema e quindi un piÃđ stringente evoluzione su quello che ÃĻ il trasporto regolare e lo smaltimento dei rifiuti.  

Addentriamoci in questo mondo e iniziamo ad approfondire le nostre conoscenze su tutto quello che devi sapere e che per te ÃĻ di fondamentale importanza se lavori in questo ambito. È stato con il D.lgs. 5 febbraio 1997 n.22 che fu creata la prima normativa in materia di traporto dei rifiuti in Italia, tali normative sono state aggiornate e migliorate con il D.Lgs. 3 Aprile 2006 n. 152, noto come Testo Unico. Qui vengono introdotti i concetti di:

  • Difesa del suolo, dell’acqua e dell’aria.
  • Le valutazioni ambientali.
  • La tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente.

Tutto ciÃē per portare a una maggiore protezione di quello che ÃĻ l’ambiente dove vivi e dell’ecosistema in modo che si possa collaborare per creare uno sviluppo quanto piÃđ possibile ecosostenibile.

Chi puÃē svolgere il trasporto di rifiuti?

Chi svolge questo lavoro lo fa per delega del Ministero dell’Ambiente che ha creato l’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali al quale vengono affidate le competenze statali per la gestione dei rifiuti. A livello capillare sul territorio poi sono le Regioni e le Province ad agire a carattere autorizzativo sul territorio.

Quindi se vuoi o devi trasportare rifiuti in modo regolare devi essere autorizzato per le attività di trasporto professionale e iscritto all’Albo Nazionale Gestori Ambientali e per essere iscritti vengono prefissati dei requisiti specifici in base alla categoria di trasporto rifiuti che si intende trasportare e i codici CER dei suddetti.

Quali sono le categorie per il trasporto dei rifiuti?

Dopo aver introdotto il concetto di categoria di trasporto dei rifiuti ÃĻ bene elencarle cosÃŽ da rendere ancora piÃđ specifica la nostra introduzione alla materia:

ello specifico, ci sono diverse categorie a cui iscriversi per il trasporto dei rifiuti; le principali sono:

  • La raccolta e il trasporto dei rifiuti urbani rientrano nella Categoria 1, tra i quali rientrano anche i rifuti domestici, quelli degli spazi pubblici, della raccolta differenziata o delle potature e altro.
  • I produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che effettuano raccolta e trasporto dei propri rifiuti e produttori di rifiuti pericolosi in quantità inferiori a 30 KG o 3L al giorno rientrano nella Categoria 2bis.
  • La raccolta e il trasporto di rifiuti speciali non pericolosi rientrano nella Categoria 4.
  • La raccolta e il trasporto di rifiuti speciali pericolosi rientrano nella Categoria 5.

Se desideri iscrivere la tua azienda all’ambo all’interno delle categorie 1- 4- 5- 8- 9–10 devi sapere che dovrai nominare almeno un responsabile tecnico che abbia la responsabilità e il compito di vigilare sul rispetto delle norme. Chi puÃē fare il responsabile tecnico? PuÃē essere un soggetto esterno, un dipendente oppure il rappresentante o titolare della stessa azienda.

Questo tipo di idoneità professionale richiede un titolo abilitativo conseguito dopo un esame specifico con validità di 5 anni.

Trasporto rifiuti per conto terzi

Quando con la tua azienda intendi trasportare rifiuti per conto di terzi devi sapere che sei vincolato alla tipologia di rifiuti trasportati ovvero il rifiuto di che provenienza ÃĻ? Industriale oppure urbano e infine alla sua natura di rifiuto pericoloso o non pericoloso.

Ogni categoria di iscrizione ÃĻ divisa in classi che vanno dalla F alla A e vengono determinate in base alla popolazione servita per i rifiuti di tipo urbano e alla quantità di rifiuti trasportati per quelli di tipo industriale.

Inoltre, devi sapere che tutti i veicoli utilizzati dovranno essere sottoposti a perizia di idoneità e che ti verranno richiesti specifici requisiti come la nomina di un responsabile tecnico, come ti abbiamo già detto, e la dimostrazione della Capacità Finanziaria di agire per Conto Terzi.

Trasporto rifiuti per conto proprio

Un soggetto di tipo privato puÃē trasportare autonomamente i propri rifiuti senza limitazioni di quantità. Tuttavia, ÃĻ bene specificare che le iscrizioni per questo tipo di trasporto aziendale sono vincolate all’attività della compagnia.

Cosa vuol dire? Semplice: puoi trasportare un rifiuto solo se oggettivamente deriva dalla tua attività, non ti ÃĻ consentito trasportare nessun altro tipo di rifiuto. In questo caso non dovrai nominare un responsabile tecnico e neppure sottoporre a perizia i mezzi di trasporto.

Obblighi di Trasporto Rifiuti

Per concludere questa nostra esplorazione del mondo del trasporto regolare di rifiuti vediamo quali sono gli obblighi e le condizioni amministrative. Durante il trasporto devi avere con te il Formulario Identificativo del Rifiuto, un documento identificativo denominato per l’appunto FIR.

L’unica eccezione ÃĻ il produttore di rifiuti non pericolosi che traporti gli stessi in modo occasionale e saltuario, non piÃđ di 4 volte l’anno quindi, e in quantità inferiori ai 30 chilogrammi o litri al giorno e comunque meno di 100 chilogrammi o litri l’anno.